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«Nelle nostre imprese, così come ai vertici delle nostre istituzioni statali, non abbiamo più gestori, ma leader. E i leader, per diventare e rimanere tali, ricorrono alla persuasione e alla manipolazione. Saranno generalmente assertivi, volitivi, empatici, ma saranno anche spesso trasformisti, aggressivi e oggettivamente inaffidabili. Per questo e per tanti altri motivi, l'Italia oggi non è un Paese per "anime belle"» In un Paese di dipendenti cronici, troppi leader o aspiranti tali si aggirano dispensando modelli culturali contraffatti. La nostra identità sociale, politica, comunitaria, corre verso l'estinzione, lasciando il passo al culto della personalità e all'individualismo. A metà tra saggio, pamphlet e racconto, "In questo mondo di leader" mette a nudo i motivi per cui la nostra cultura è ormai divenuta subalterna a quelle oggi dominanti, condannando la nostra società ad arretrare nella competizione globale. In questo fosco quadro, però, una speranza: la capacità di generare il cambiamento delle nostre organizzazioni dall'interno, senza appoggiarsi a modelli rimasticati e ai tanti leader che oggi se ne propongono come spacciatori.